Il Comano Vigneto ai Brughi è il primo vino di Claudio Tamborini prodotto con uve di proprietà. Nel 1978 Claudio Tamborini aveva incominciato a produrre il San Zeno e il PoggioSolivo con uve acquistate da viticoltori e conferitori locali. All’inizio degli anni ’80 nasce l’esigenza e il desiderio di produrre un vino sullo stile di Bordeaux, che si differenziasse e distinguesse dal San Zeno per struttura, selezione e qualità. Per fare un vino con questi presupposti bisogna seguirlo e curarlo fin dalla vigna, che deve essere propria. Il terreno scelto è a Comano con esposizione sud, sud-ovest e il vigneto viene impiantato nel 1983. Si estende su 1.2 ettari, con 6100 ceppi, piantati in tre diversi tempi: la prima parte nel 1983, la seconda parte nel 2000 e la terza parte nel 2005, tutta uva Merlot. Nel 1985, la prima vendemmia, a cui segue la prima vinificazione, a cui segue, dopo circa 12 mesi il primo imbottigliamento. La prima bottiglia di Comano porta il nome di Vigneto Ai Brughi 1985.
La parte bassa del vigneto è terrazzata, la parte in alto è piantata a ritocchino. Siamo a 450 mt s.l.m., l’uva viene vendemmiata tutta manualmente con una resa molto bassa di 600 gr al mq. La produzione annuale va da un minimo di 4000 ad un massimo di 6000 bottiglie. Fino ad oggi si contano 25 vendemmie in 31 anni (dal 1985 al 2016). Mancano all’appello l’86, l’88, il 92, il 98, il 2004 e il 2014. L’intento, fin dall’inizio, è stato quello di produrre un vino sullo stile di Bordeaux, con intinamenti lunghi, vinificazione in legno e affinamento in barriques francesi nuove per circa 18 mesi a cui segue un ulteriore affinamento in bottiglia di almeno 6 mesi prima della messa in commercio.
Questa verticale ci ha visto degustare 12 annate: 1989, 1993, 1995, 1996, 1997, 2000, 2002, 2007, 2012, 2013, 2015, 2016. Un percorso di quasi 30 anni, durante il quale, il Comano si è dimostrato un vino di grande longevità, finezza, eleganza e struttura. Più fine ed elegante e austero nei primi anni ’90; più succoso e ricco dal 2000; più piacevole, pronto e morbido di dolcezza nelle ultime tre annate, dal 2013. Il Comano è un grande vino, che ben rappresenta il territorio dove nasce e capace di interpretare bene le annate e i gusti degli appassionati.
Incominciamo la bella degustazione con l’annata 1989 che si presenta nel bicchiere di un colore molto evoluto tendente al mattone. Al naso escono note eteree insieme con sentori terziari abbastanza evoluti. A momenti si sentono note di caffè, cacao, prugne essicate, e ancora fondi di caffè. In bocca la freschezza è abbastanza pronunciata. Morbido, anche se un po’ stanco. Sapido e minerale. Tende a cadere con un finale leggermente amaro. Primo vino degustato e unica bottiglia della serata che ci delude leggermente, soprattutto confrontato con l’annata 1993, versato contemporaneamente e straordinariamente sorprendente ed entusiasmante.
A mio parere la bottiglia migliore di questa degustazione è proprio il 1993, 12.5% di alcol, che si presenta nel bicchiere (dopo ben 25 anni) ancora di un colore rosso rubino con solo qualche riflesso granato. Al naso è ampio con note di spezie, vaniglia dolce, composta di frutta e leggera ciliegia sottospirito, un po’ di balsamicità. I profumi sono in continua evoluzione. Al palato è fresco e sapido, molto gustoso, morbido ed equilibrato. Il tannino è ancora molto presente. Non da fastidio e anzi sostiene il vino. Una gran bella sorpresa. La componente di freschezza è ben marcata e sarà una costante in tutte le bottiglie a seguire.
Il 1995 segue lo stile dell’annata appena degustata con un colore leggermente più tendente al granato. 12.5% di alcol riportati in etichetta. Al naso note di frutta e di spezie dolci, cacao, tabacco e caffè. Piacevoli sentori di erbe aromatiche e leggera balsamicità. Anche al gusto persiste la sensazione di dolcezza e morbidezza, abbastanza in equilibrio con la componente di freschezza e il tannino, che asciuga. Segue l’annata 1996, 12.5% di alcol, di un bel colore rubino con riflessi granati. Si presenta sullo stile dell’annata precedente con sensazioni speziate e balsamiche, note di cacao, tabacco, caffè e frutta sottospirito. In bocca sembra più succoso rispetto al ’95 con la sensazione di una componente di frutta più matura. Tanta sapidità e tanta freschezza. Calore e dolcezza finale. Ampio e più equilibrato rispeto al ’95. Due annate che stupiscono e sorprendono piacevolmente. Grande entusiasmo ancora dopo 20 anni.
Il 1997 si presenta nel bicchiere di un colore più tendente all’aranciato, rispetto alle annate precedenti. Sembra aver corso un po’ più in fretta. Si esprime comunque bene con le consuete note di caffè, cacao e spezie, a cui si aggiunge anche la sensazione di caramella muh e toffee al caffelatte. La fraschezza è importante, insieme alla sapidità, al calore e ad un tannino ancora astringente. Una bella bottiglia con leggere sensazioni di una maggior evoluzione, ma ancora in piena forma. L’alcol riportato in etichetta è 12.5%.
Con l’annata 2000 si avverte chiaro un cambiamento netto di stile, dato sicuramente da una componente alcolica maggiore, qui del 13.8%. Il colore del vino tende al rosso granato. Al naso è decisamente più intenso, con note di frutta dolce, di spezie, di erbe aromatiche, di frutta sottospirito e balsamiche. In bocca è molto più succoso, ricco, e si ha la sensazione di sovramaturazione del frutto e di distillato. Uno shock gustativo per così dire dopo tutte queste annate più austere e severe. Sembra un Comano atipico con tutti questi muscoli e questa potenza.
Segue l’annata 2002, fine ed elegante. All’inizio si ha la sensazione di maggiore evoluzione, ma il vino cambia velocemente nel bicchiere, si apre a note di erbe aromatiche, sensazioni minerali e note fruttate. In bocca è intenso, molto caldo, molto fresco, molto saporito e minerale. Decisamente molto meglio da bere. Sembra proprio il tipico esempio di annata atmosferica non bella, molto piovosa e molto fredda fino a settembre, salvata dal sole caldo oramai quasi autunnale, che ha permesso a quei viticoltori che hanno aspettato a vendemmiare di recuperare un’annata, da alcuni persino declassata.
Salto di 5 anni fino all’annata 2007. Il colore è rosso rubino profondo, che rivela un vino potente e ancora più muscoloso rispetto all’annata 2000. Appena versato il vino si presenta con una leggera riduzione, che piano piano si dissolve con l’ossigenazione. A volte, giustamente, bisogna avere pazienza con alcune bottiglie. Infatti emergono poi note di frutta, in particolare di prugna dolce essicata. In bocca, come dicevo, c’è molta materia e molta concentrazione. Importante sensazione di calore e di dolcezza, che ricorda un po’ il Porto. Il produttore ci conferma che nel Comano non c’è appassimento delle uve. In alcune annate può capitare che si è ritardata la vendemmia di una o due settimane al fine di raggiungere una maggior maturazione dell’uva per ottenere una maggiore concentrazione di zuccheri.
Ulteriore salto di 5 anni fino all’annata 2012 e 2013. Per entrambi una componente alcolica di 13.8% e 13.5%. Due vini che si presentano simili nel bicchiere con una colorazione intensa e carica tendente al rosso rubino. Il 2012 conferma lo stile potente del 2000 e del 2007 con questa grande freschezza e intensità di frutto e muscoli, anche se non così marcati come nelle annate precedenti. Sapidità. mineralità, calore e un tannino fine. Note di spezie dolci, cacao, caffè, frutta rossa matura e composta.
Il 2013 invece sembra salire di un gradino, segnando un nuovo cambiamento di stile. Note di frutta rossa molto matura e spezie dolci sulle quali svettano le sensazioni di legno dolce e di vaniglia. Intensità, dolcezza, piacevolezza, freschezza, sapidità. Un vino pronto adesso!
Le ultime due annate degustate confermano in pieno questo cambiamento. Il 2015 si presenta nel bicchiere di un colore rosso rubino, quasi porpora, con note di frutta dolce matura di ciliegia, cassis e mirtillo, note di cacao, caffè e leggera vaniglia, spezie dolci e note minerali. È molto sapido, fresco, c’è molta materia, ma non è pesante e opulento, bensì elegante, fine, piacevole, lungo, persistente, succoso. Pronto adesso!
Così anche il 2016, annata non ancora imbottigliata al momento della degustazione. Una sorpresa finale. Rosso rubino con riflessi porpora. Sensazioni olfattive di frutta dolce, molta materia, molta intensità, molta potenza, più volume, più succo. Molta freschezza.
La degustazione ci ha fatto parlare e confrontare le opinioni e sensazioni, abbastanza allineate, e complessivamente molto positive da parte di tutti. Abbiamo scoperto un vino, il Comano, quello a cui la famiglia Tamborini si sente forse più legata, degustandolo nell’arco di quasi 30 anni. Abbiamo visto un’evoluzione di gusto e di pensiero e di stile. Dalle prime annate degli anni ’90 quando il grande vino di riserva veniva vinificato proiettandolo nel tempo, cioè con l’intento che durasse per 20, 30 e anche più anni, con vini più fini e meno alcolici, di grande eleganza e austerità se confrontati con le annate dal 2000 in poi, più voluminosi, più carichi, più concentrati. Fino a giungere alle ultime tre annate, dove la piacevolezza immediata è praticamente sovrana. Una continua sperimentazione e ricerca di stili che cresce parallelamente ai gusti degli appasionati e della clientela, che sembra apprezzare davvero tanto questo stile moderno.
In una precedente visita alla cantina, il cui racconto è qui ben descritto, avevo già avuto modo di apprezzare lo spirito e l’entusiasmo di Claudio Tamborini.
Tutta la degustazione, organizzata con grande professionalità dagli amici Stefano Ghisletta e Giorgio Buloncelli del gruppo NonSoloDiVino, è stata condotta de Mattia Bernardoni, che ringrazio con grande affetto e stima.
prosit,
Vittoria Fagetti
9 aprile 2018