Siamo a Giornico, un panorama alpino a 400 metri di altitudine. Giornico è il comune vitivinicolo più a Nord del Canton Ticino. Nel 1993 Corrado Bettoni fonda la sua azienda e incomincia a produrre i suoi vini con le uve di due piccoli vigneti che suo padre già lavorava da molti anni. Oggi questi ceppi hanno da 40 a 50 anni. L’azienda lavora circa 2 ettari di vigneto, in parte ancora con l’impianto tradizionale a pergola. La gestione delle vigne è affidata a Renata Süess, sua compagna in quest’avventura, come nella vita. Renata è la persona che incontro, con cui ho piacere di degustare alcuni vini e che ascolto con interesse mentre racconta come nascono i loro vini: in vigna, tra gli alberi da frutto, l’erba alta, il lavoro completamente manuale in qualsiasi momento dell’anno. Non usano alcun insetticida o erbicida. Le uve sono sempre raccolte mature e mai surmature. La vinificazione è tradizionale e naturale il più possibile. Lunghe macerazioni per i rossi e lunga permanenza sui lieviti per il bianco. In certe annate la fermentazione è spontanea con i lieviti indigeni, in altre annate è controllata con aggiunta di lieviti selezionati. I vini non sono filtrati. In nessun vino c’è concentrazione o appassimento. Lunghi affinamenti per i rossi, in botti di rovere e di castagno, in acciaio inox e ancora in bottiglia. Sono prodotte 5 etichette: un bianco, un rosato e tre rossi. Sono proprio i tre vini rossi che mi colpiscono per carattere, dinamismo, austerità e mineralità. Vini del territorio, che si esprimono con piacevolezza, ma senza dolcezza, in un’esplosione di gusto e sensazioni olfattive, ma senza pesantezza. Vini fini in cui tannino, sapidità e freschezza costituiscono una struttura importante e sono in equilibrio con la componente alcolica, mai eccessiva. Sono venduti dopo diversi anni di affinamento e necessitano di essere scaraffati o decantati diverse ore prima. Solo con la pazienza si possono davvero degustare al meglio.
Sull’etichetta del Nöda appare lo stemma di famiglia. Nasce da uve Sauvignon Blanc con una piccolissima percentuale di Semillon. La produzione annua si aggira intorno alle 500 bottiglie. La vendemmia a Giornico è spostata di almeno due settimane rispetto al Mendrisiotto, verso fine Settembre. Le uve bianche fermentano in botte di legno dove rimangono per diversi mesi. Assaggio l’annata 2015. La bottiglia appena aperta si esprime con timidezza, come dicevo. il vino necessita un momento per aprirsi. Note di frutta matura, in particolare di albicocca, leggera speziatura tendente alla vaniglia. Lo assaggio. È molto sapido, minerale e cremoso. C’è molta freschezza, ma è ben in equilibrio con le sensazioni più morbide e sembra di percepire meno acidità. Nel bicchiere il vino è in continua evoluzione. C’è struttura e corpo. Sicuramente un vino più da abbinamento che da aperitivo. Da bere anche a temperature più calde!
Il Rascana nasce da uve Merlot all’80% e da uve Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc al 20%. Le percentuali possono variare da annata ad annata. Le uve sono allevate in un unico vigneto di 0.8 ha in leggera pendenza impiantato all’inizio degli anni ’90. Questo era in precedenza un prato usato per raccogliere il fieno che veniva adagiato su alcune scale a pioli corte, dette rascane, per farlo assicare. Vinificazione in acciaio inox, separata per vitigni, con macerazione lunga per almeno tre settimane. L’alcol è svolto tutto, non ci sono zuccheri residui. L’affinamento avviene in legno di rovere per almeno 2 anni. Le botti sono nuove solo per 1/4. Assaggio l’annata 2012, attualmente in commercio. Appena aperto il vino sembra timido, poi si rivela con note molto balsamiche, minerali di terra, erbacee di fieno, erbe officinali, salvia, geranio. Un po’ di frutta rossa, ciliegie, more, mirtilli. In bocca è un’esplosione di mineralità e tanta sapidità. Si ha un’intensa sensazione di terroir. Asciutto, secco, abbastanza caldo. Molta freschezza. Diventa sempre più interessante di carattere e persistenza. Un tannino molto presente, fine e persistente. Il gusto del vino sembra allungarsi. Raramente si assaggiano in Ticino vini così autentici ed espressivi.
Il Rascana Riserva è un vino un po’ diverso. Nasce da uve Merlot 100% di ceppi vecchi allevati a pergola. La vinificazione è simile a quella del Rascana e l’affinamento avviene in botti di legno di castagno per un periodo di almeno tre anni, a cui segue un ulteriore affinamento in acciaio inox e in bottiglia. Poche bottiglie, meno di mille, che non vengono prodotte tutti gli anni e vengono messe in vendita non prima di 6/8 anni, fino a quando il vino è pronto da bere. Assaggio l’annata 2008 che si presenta con note di fiori, rose, geranei e molte sensazioni minerali. In bocca c’è molta freschezza e sapidità e mineralità. Non si ha per nulla la sensazione di un vino di 8 anni. C’è molta energia che vuole uscire ed esprimersi. I tannini sono ancora ben presenti e fini. Diventa succoso, ma non opulento. Equilibrato. È secco, asciutto, tradizionale, autentico. Esprime la terra, la vigna, la fatica, l’eleganza.
Infine assaggio anche la Bondola. Mille bottiglie prodotte all’anno. Una piccola vigna ancora a pergola con ceppi di 35 fino a 40 anni. Anche questo vino rosso viene vinificato con lunghe macerazioni fino a tre settimane e affinamento in legno di rovere. Assaggio l’annata 2011 che si presenta di un bel rosso rubino acceso. Al naso è fruttato e più dolce con sensazioni di confettura di lamponi e more. Un vino di qualità, persistente e di carattere, minerale e sapido. Acquisto una bottiglia anche dell’annata 2012 che assaggio a casa dopo averlo fatto respirare qualche ora. Il vino è di color rosso rubino ancora più intenso e acceso. È succoso, intrigante, con una sensazione predominante di cassis e una leggera dolcezza. Intense note speziate con la sensazione di pepe nero, cacao e leggero tabacco. Molto gustoso, sapido, minerale e fresco. Persistente. La Bondola che non ti aspetti. Direi in conclusione buonissimo e inaspettato!
Un consiglio: la pazienza è d’obbligo per poter degustare questi vini al meglio. Vanno aperti e possibilmente scaraffati almeno un paio di ore prima di servirli.
Prosit
Vittoria Fagetti