Toc Toc, DOLCETTO o scherzetto è un’interessante degustazione di Dolcetto D’Alba con sorpresa, un Dolcetto della Nuova Zelanda, che (ovviamente) ha sorpreso e … parecchio!
I vini in degustazione sono: 1 – Dolcetto d’Alba 2011, Rinaldi, Barolo, 2 – Dolcetto 2010, Cottle Hill, NZ, 3 – Dolcetto d’Alba 2011, Schiavenza, Serralunga d’Alba, 4 – Dolcetto d’Alba 2010, Pio Cesare, Alba, 5 – Dolcetto d’Alba 2010, Principiano, Monforte d’Alba
I vini sono degustati alla cieca e l’ordine è casuale.
Il primo vino assaggiato è il Dolcetto di Giuseppe Rinaldi, che purtroppo presenta sentore di tappo, per cui subito esce dalla competizione.
Il secondo vino assaggiato è il Dolcetto Cottle Hill della Nuova Zelanda, che si presenta al naso con un carattere fruttato, soprattutto di fragole mature e mirtilli. Una leggera nota di vaniglia e sentori minerali.
Lo stesso carattere, così, generoso e allegro di frutta lo ritroviamo nel quinto vino, quello di Ferdinando Principiano. I due vini sono, sotto questo aspetto, molto affini. Il Dolcetto di Principiano è senz’altro il più intrigante di tutti, almeno sotto l’aspetto olfattivo. È il più espressivo, intenso, aperto, generoso soprattutto di fragole!
Il terzo vino, quello di Schiavenza, è anch’esso molto interessante. All’inizio sembra ancora abbastanza chiuso con una nota che a momenti ricorda un po’ la polvere, carattere che svanisce dopo un po’ di tempo che il vino respira nel bicchiere. Si rivela poi con note fruttate di fragole mature e un carattere erbaceo di fieno secco.
Il quarto vino assaggiato è il Dolcetto d’Alba di Pio Cesare. L’annata 2011 è davvero giososa. Al naso si presenta con un carattere vinoso e fruttato, di fragole e mirtilli soprattutto.
Dal punto di vista gustativo, poi, c’è stata abbastanza corrispondenza. Freschezza, sapidità, mineralità, tannino e soprattutto gusto per il dolcetto di Cottle Hill, di sicuro il più gioioso e gustoso fra tutti. Secco, asciutto, assolutamente non ‘dolce’, come molti prodotti provenienti dalla Nuova Zelanda. Infatti è stato persin difficile individuarlo. Unico vino della serata con affinamento in legno, ma davvero molto discreto, quasi impercettibile. Probabilmente sono state usate botti di secondo passaggio. Insomma un vino del Nuovo Mondo con un impronta molto Europea!
Freschezza, data da un’acidità piuttosto elevata, direi quasi astringente e citrica per il dolcetto di Ferdinando Principiano, che si presenta con un carattere abbastanza vinoso, asciutto, secco, minerale anche se non troppo persistente, come del resto anche gli altri vini in degustazione.
Anche per il terzo vino assaggiato, il dolcetto di Schiavenza, ritrovo gli stessi caratteri di grande acidità, forse un po’ mitigata rispetto agli altri vini. Un maggior equilibrio, quindi, che nelle due ore di degustazione lo ha reso il meno aggressivo e il più conviviale tra tutti.
Il dolcetto di Pio Cesare all’esame gustativo si presenta come un vino fresco, piacevole, morbido, caldo. Leggero tannino, acidità non eccesivamente aggressiva, piacevole nel complesso. Una persistenza media.
in fatto di ACIDITÀ … la percezione (non) è sempre personale!
Leggo sul sito LangheVini.it (qui) che: “Il nome del vitigno deriva dalla particolare dolcezza della polpa dell’uva, ma i vini che se ne ricavano sono esclusivamente asciutti e decisamente secchi, caratterizzati da una modesta acidità e da un piacevole retrogusto amarognolo. A seconda della zona di coltivazione e del tipo di vinificazione, il Dolcetto dà origine a vini freschi e beverini, che si accompagnano alla tavola quotidiana grazie alla loro morbidezza, alla freschezza del gusto e alla capacità di adattarsi a molti cibi diversi; oppure a vini di forma più evoluta, di corpo e struttura, capaci di invecchiare fino a sei-sette anni grazie al sapiente lavoro in vigna e a una corretta gestione in cantina da parte dei produttori.”
Anche su altri siti internet, il Dolcetto viene descritto come un vitigno che regala vini poco tannici e poco acidi. Molto morbidi e beverini. Da qui la nomea di dolcetto suadente!
Non sono completamente d’accordo! Dopo questa degustazione, infatti, ho avuto la sensazione che il Dolcetto abbia un carattere di acidità a volte anche esagerato! In tutte queste bottiglie, anche in quella della Nuova Zelanda, trovo un vino con molta acidità, davvero quasi citrica e astringente.
I produttori sono per la maggior parte piccoli produttori che seguono la vigna e vinificano in maniera molto attenta e rispettosa della natura. Pochi o niente prodotti chimici, poca o niente solforosa, lieviti indigeni in alcuni casi. Insomma da loro mi aspetto il VINO come deve essere, il DOLCETTO come deve essere. Così mi piace: non modificato per il gusto commerciale del mercato.
Cottle Hill, Dolcetto, annata 2010
il vigneto si trova a KeriKeri, a Nord di Aukland, in direzione di Cape Reinga, verso l’estremo Nord dell’isola del Nord
affinamento in botti di rovere
L’azienda Cottle Hill nasce nel 1996, fondata da Michael e Barbara Webb che si trasferiscono in Nuova Zelanda provenienti da San Diego, California.
l’azienda è familiare e molto piccola. La produzione non supera le 30’000 bottiglie annue e per quanto riguarda il dolcetto si tratta di un piccolo appezzamento. Michael mi aveva raccontato, durante la mia visita presso di loro a gennaio 2013, dell’innamoramento per i vini ‘dolcetto’ che lui ma soprattutto sua moglie Barbara hanno avuto la prima volta che sono venuti in Italia e hanno fatto un giro per le Langhe e il Monferrato. Da qui il desiderio di produrre un vino simile … dall’altra parte del Mondo!
Schiavenza, Dolcetto D’Alba DOC, annata 2011, vigna a 400 metri s.l.m. a Serralunga d’Alba, fermentazione in vasche di cemento vetrificato per 15-20 giorni, affinamento per 6/8 mesi in vasche di acciaio inox
Pio Cesare, Dolcetto D’Alba DOC, annata 2011, vigneti in località Serralunga d’Alba, Grinzane Cavour, Treiso. Fermentazione in acciaio inox, macerazione per 10 giorni, affinamento per 6 mesi in vasche di acciaio inox
Ferdinando Principiano, Dolcetto D’Alba DO, St.Anna 2010 – due ettari di vigna a 400 metri s.l.m. a Monforte d’Alba. Fermentazione + macerazione per tre settimane con lieviti indigeni (non selezionati) e senza aggiunta di solforosa. Affinamento per 10 mesi in vasche di acciaio inox, senza chiarifiche, senza filtrazione. Produzione annua: circa 15’000 bottiglie
Ferdinando Principiano (a sinistra) e Giuseppe Rinaldi (a destra)
Giuseppe Rinaldi, Dolcetto D’Alba DOC, annata 2011 – fermentazione con lieviti indigeni (non selezionati), anidride solforosa a livelli molto molto bassi. Affinamento per 8/10 mesi in vasche di acciaio inox. Produzione annua: molto limitata (l’intera produzione dell’azienda non supera le 40’000 bottiglie con 6 ha di vigneti in totale)
Prosit,
Vittoria Fagetti
marzo 2014