Continua il nostro impegno nella ricerca e nella degustazione degli Champagne meno convenzionali, più particolari, finanche estremi! Siamo decisi e determinati, e questa sera ne abbiamo assaggiati parecchi … tutti buonissimi e straordinari. Stili diversi, annate differenti, uve e assemblaggi ancora diversi. Agrapart, Dehours, Doyard, Roger Brun, Collard… alcuni nomi. Anche questa è una bella storia, tutta da raccontare.
Minéral 2004 di Agrapart & Fils, bottiglia degorgiata nel 2009. Si tratta di uno Chardonnay proveniente da Avize e Cramant, vinificato in parte in legno, senza filtrazione. Riposa sui lieviti per 5 anni. Dosaggio di 4 gr di zucchero e solforosa inferiore ai 50 mg/litro. Il nome del vino già lo preannuncia e da subito nel bicchiere constatiamo all’olfatto belle note minerali insieme con sensazioni di erbe officinali come il rosmarino e la salvia, note di cioccolato bianco. Sono tutte sensazioni delicate e gentili e tali rimarranno anche durante il confronto con i vini che seguiranno. Una nota leggermente amaricante che ricorda il miele di corbezzolo. In bocca è cremoso, fresco e citrico al gusto, sapido. Ritornano le belle sensazioni minerali. È il primo champagne della serata, quello che forse più mi è piaciuto, anche se è difficile scegliere, stasera, sono tutti eccezionalmente buoni e particolari. A fine serata, dopo 4 ore, riassaggio quello che avevo lasciato nel bicchiere e mi accorgo di quanto questi champagne sono buoni … anche caldi!
Brisefer 2004, Champagne Dehours, extra brut, bottiglia degorgaiat il 3 dicembre 2010. È un Lieu-dit cioè una piccolissima parcella piantata a chardonnay tra il 1966 e il 1992 a Mareuil-Le-Port, vinificata e imbottigliata con l’intento di esaltare proprio quel piccolo terroir! Al naso si presenta con sensazioni di distillato e note floreali mature di tarassaco e fiori di camomilla. Lentamente si riconoscono le note dolci di rhum. Note balsamiche di pino, cera d’api, canna da zucchero. Cremoso al palato con una leggera sensazione di astringenza. Minerale, fresco, citrico. Grande mineralità e persistenza.
Con un salto temporale di ben 8 anni, stappiamo un Doyard, Blanc de Blancs 1996, Collection de l’An I. Doyard si trova a Vertus, nella Côte des Blancs dal 1927. Conduce 10 ha tutti grand cru, seleziona moltissimo e vinifica solo il mosto della prima spremitura. Fermentazione in legno e sosta sui lieviti di circa 8 anni. L’etichetta non riporta la data di degorgement, ma possiamo presumere a metà del 2005. Appena aperta la bottiglia presenta una sensazione di chiuso che poi svanisce nel tempo. La bollicina, ancora dopo 10 anni dalla sboccatura, è abbastanza presente e leggermente cremosa. Si ha un impatto alla beva di una potente freschezza data dall’acidità ancora abbastanza citrica. Oramai stiamo bevendo un vino più che uno champagne. Note dolci sia all’olfatto che al gusto di fiori di camomilla, miele, chiodo di garofano, zafferano e anche di mandorla che a momenti riconduce ad un gusto leggermente amaricante. Fino alla fine il vino si mantiene con una bella tensione e astringenza e potenza. Interessantissimo e incredibilmente un altro mondo. Siamo assolutamente oltre lo Champagne!
Un altro 1996 firmato da Roger Brun, è la réserve familiale, 60% Pinot Nero e 40% Chardonnay, vinificazione in legno, extra brut con un dosaggio di 6 gr/litro, prodotte pochissime annate (la 1982, 1985, 1992, 1995, 1996). La nostra bottiglia dovrebbe aver fatto una sosta sui lieviti di circa 8 anni, quindi dovrebbe esser stata degorgiata nel corso del 2005. Anche questa bottiglia si presenta subito un po’ polverosa al naso, ma cambia velocemente. Bollicina ancora molto presente. Sensazioni di freschezza citrica. Il colore del vino è abbastanza carico e dorato. C’è molta piacevolezza con note dolci di frutta matura.
Altro salto temporale e stappiamo una riserva 1990 di Renè Collard. Un altro piccolo e straordinario vignaiolo di Champagne che dal 1974 coltiva i suoi 8 ettari di vigna. Scomparso nel 2009 all’età di 78 anni, ancora ci fa sognare con le sue riserve a base di Pinot Meunier. Questo champagne è davvero unico: l’unico Pinot Meunier in purezza … longevo!. Certo non si presenta perfetto, ma assolutamente bevibile, godibile, e persino piacevole. Inizia con note di chiodi di garofano e la sensazione dei funghetti sott’olio, che piano piano migliorano e lentamente incominciamo a sentire note più dolci e più morbide. Si ha quasi la sensazione del distillato puro.
Passiamo ad assaggiare due champagne firmati da Duval Leroy. Una cantina un po’ più grande rispetto ai piccoli vigneron assaggiati finora, ma sempre di proprietà familiare, sono gestiti circa 200 ha. Ci troviamo a Vertus, nella Côte des Blancs. Il primo champagne che si presenta con il difetto di tappo è il Fleur de Champagne 1988 … peccato! Ma siamo ripagati dalla Cuvée des Roys 1986. Nasce dall’assemblaggio di Chardonnay 80% e Pinot Nero 20%. Uno Champagne con circa 20 anni almeno di sboccatura! Al naso sensazioni balsamiche e dolci di camomilla e miele. Piacevolezza. Bollicina ancora presente anche se non troppo persistente. Un vino che regala ancora molta bevibilità. Note di vaniglia, crema pasticcera, miele, fiori, the al limone.
Terminiamo con uno Champagne Taittinger Collection 1985, brut. La bottiglia è stata disegnata da Roy Lichtenstein, artista newyorkese del secolo scorso interprete della pop art. La cuvèe nasce dall’assemblaggio di pinot nero 60% e chardonnay 40% ed è rimasta sui lieviti per 5 anni. Alla vista il vino si presenta di un bel colore ramato, oro, carico, ancora brillante. Al naso note di idrocarburi, goudron, si sente molto l’evoluzine. C’è ancora un leggero petillant. L’acidità è ancora molto astringente. C’è bevibilità. Piano piano anche nel bicchiere le sensazioni più dure lasciano spazio a note più dolci di caramello, marmellata di mele cotogne. Dolcezza ripresa anche al gusto. Incredibile e bella evoluzione.
Incredibile degustazione questa sera, con vini tutti straordinari. Difficile scegliere la bottiglia più buona. Sono Champagne tutti millesimati e tutti un po’ invecchiati, soprattutto con sboccature lontane nel tempo. Amcora li chiamiamo Champagne e ancora ci accorgiamo che qui siamo ben oltre. All’inizio, appena stappati, i vini si rivelano chiusi, con note anche leggermente polverose. Velocemente, arieggiando, i vini si puliscono e la dolcezza prevale su tutto. L’età porta consiglio! I vini sono incredibili e meravigliosi. Siamo assolutamente oltre lo Champagne!
prosit,
Vittoria Fagetti
7 novembre 2015