È sempre un piacere e un’emozione partecipare a queste straordinarie degustazioni, verticali di più annate, di vini storici, di aziende piccole, che hanno fatto nel corso della storia scelte coraggiose, poco commerciali, micro-produzioni e micro-vinificazioni di parcelle di vigneti storici, che da centinaia e centinaia di anni sorgono in quel luogo. Parlo della Francia, della Borgogna, di Volnay, della parcella n° 218 di Volnay En Champagns, 1er cru, quel pezzettino di proprietà del Domaine Joseph Voillot, che dal 1945 Joseph Voillot ha voluto condurre personalmente creando un vino e un mito. Dal 1995 in cantina è entrato Jean-Pierre Charlot, suo genero, che ha proseguito con gli stessi propositi e filosofia: voler produrre vini classici nel modo più semplice possibile.
Queste le annate in degustazione questa sera: 2013, 2012, 2010, 2006, 2003, 1999, 1995, 1991, 1988, 1981, 1975, 1969. I vini si presentano tutti di un colore rubino, granato, aranciato molto chiaro.
Partiamo con la più giovane, la 2013: appena aperto e appena versato nel bicchiere il vino si rivela molto chiuso, lentamente escono note leggere di frutti di bosco e delicati fiori di sambuco e di viola. Al palato colpisce la freschezza quasi citrica, potente insieme ad una componente minerale con sensazione di gesso e di pioggia. Leggera speziatura con note di pepe bianco. Tannini fini che asciugano. Al secondo assaggio, poi, la sensazione di chiusura si rivela essere poi una lieve deviazione di tappo, un velo, una leggera sensazione amara nel finale …
2012: questa bottiglia è subito più pronta, più generosa, leggermente più polposa con note minerali già all’olfatto. Una forte sensazione di gesso insieme alla frutta rossa di ciliegia sottospirito. Note boisè. Incredibile l’impatto al palato con caratteristiche di freschezza quasi citrica, mineralità e qui soprattutto sapidità. C’è più gusto e una sensazione di calore intenso. Il vino sembra piû beverino rispetto alla successiva annata 2010.
2010: questa bottiglia ci colpisce parecchio, con un naso ancora più aperto rispetto all’annata precedente, con sensazioni di frutta rossa più matura e una nota balsamica di mentolo. Al palato sembra essere più morbido, con un tannino fine, ma ancora tagliente. Molta freschezza, molta mineralità, molta sapidità. Il finale è asciutto, austero, secco con una sensazione di leggera mandorla. Una sensazione leggermente amarognola che cambia nel tempo, diventando più morbida e più gentile. Poco legno, ben dosato per dare importanza al vino.
Un vino che entusiasma per complessità, un vino di grande struttura e soprattutto grande potenziale. Tutte le sensazioni sembrano ancora ‘compresse’ e contenute nel bicchiere. Ci vogliono anni per lasciarle correre, e i vini successivi lo dimostrano. Vini di 20, 30, 40 anni che hanno ancora una carica di gioventù inaspettata.
2006: naso ancora più complesso con note di frutta secca, fichi, datteri, pepe nero, sensazioni più evolute. Molto fresco, minerale. All’inizio si percepisce una leggera sensazione di polvere, che poi scompare lasciando il vino respirare nel bicchiere. È astringente, parecchio, un vino austero, asciutto.
2003: il vino nel bicchiere appena versato si rivela subito molto intenso con particolari sentori di vaniglia dolce. È molto caldo. Inaspettatamente al palato risulta asciutto e leggermente amaro. Ancora una deviazione di tappo. Alla beva si percepisce una struttura e una sostanza importante, ma purtroppo coperta dal difetto. Capita!
1999: nel bicchiere il vino incomincia già a mostrarsi con importanti venature color granato. Appena versato ho una sensazione di chiusura, con note di dado e di brodo, poi note erbacee di paglia e di fieno… Pian piano, però, tutto cambia: escono note di frutta matura, ciliegie e prugne, more, cassis, spezie tante. Il vino migliora (tanto) che nella mia classifica personale l’ho messo al secondo posto. Infatti si rivela essere una grande bottiglia, ricco di gusto, equilibrato, minerale, tanto sapido, caldo, intenso, molto persistente, con tannini fini. Pieno, intrigante, perfino giovane!
1995: più andiamo a ritroso, più i vini hanno bisogno di tempo e di ossigeno per aprirsi. All’inizio si ha una forte sensazione di riduzione che però cambia. Il vino nel bicchiere diventa più gentile, fine, con note minerali e note fruttate delicate ed eleganti. Una bottiglia molto bella, da bere, quasi con facilità. Struttura, potenza, grande mineralità, in bocca è preciso, fresco, equilibrato, con un tannino ben fuso e un finale con note di tabacco, fragole e cioccolato. Il 1995 è l’annata di transizione. In cantina entra il genero di Joseph, Jean-Pierre Charlot.
1991: anche questa bottiglia si presenta al naso con sensazioni di chiusura, di zolfo e polvere da sparo. Ma ancora tutto cambia. In bocca è ricco, minerale, sapido, perfino leggermente piccante. Leggera tostatura finale, morbidezza.
1988: ancora sensazioni di gesso e di pietra focaia iniziali che lasciano il posto a note di frutta matura, piacevole. Al palato si rivela una grande freschezza, è quasi piccante di sapidità e di gusto, caldo, bello, ricco, intenso. Tannino fine e presente. Speziatura finale intrigante.
1981: tappo … tanto … peccato!
1975: ancora tappo! sembra cambiare … note floreali, di frutta e di spezie. Ancora tappo! Ruvido, con una nota amara finale, un grande dispiacere!
1969: bottiglia incredibile nell’ampiezza e nella complessità. Ogni volta che ‘ci metti il naso’ hai profumi diversi, sempre in mutamento. Ogni volta che lo assaggi, hai gusti diversi. È dolce di frutto, maturo, poi sensazioni di caffè, spezie, pepe, asciutto, secco, poi ricco, poi minerale, poi sapido, poi leggermente piccante. Uno spettacolo! Stupisce la longevità.
la mia classifica personale: 1969, 1999, 1988, 1995, 1991 e 2010 ….
i colori nei calici:
Vittoria Fagetti
21 settembre 2015
Grazie agli amici di NonSoloDiVino che hanno organizzato questa serata, ancora una volta, davvero speciale.